Il talento Soave
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L'Agenzia delle Memorie Perdute
Un Incontro con Maria Lupoli e l'Arte di Custodire l'Invisibile
"Il Talento Soave" di Maria Lupoli è un romanzo che nasce da una domanda apparentemente semplice: cosa fare degli oggetti che portiamo nel cuore quando diventano troppo dolorosi da tenere, ma impossibili da buttare? La risposta dell'autrice è l'Agenzia Logorio & Lacerazione, un luogo immaginario dove gli oggetti del cuore ricevono degna sepoltura insieme ai loro "fedeli fantasmi".
Un'Autrice tra Napoli e il Mare
Maria Lupoli cresce tra i vicoli di Napoli e oggi vive in un borgo costiero, circondata da "care vecchie cose, gatti intellettuali e placidi fantasmi". Collezionista di antiquariato e scrittrice di "segretissime poesie", porta nel suo romanzo d'esordio una sensibilità particolare per gli oggetti carichi di memoria e significato.
La protagonista Ecate Logorio gestisce una professione inesistente ma necessaria: aiuta le persone a separarsi con dignità da cimeli che non possono più conservare ma non vogliono tradire. È un servizio che va oltre il pratico, diventando forma di terapia per chi fatica a elaborare perdite e cambiamenti.
Quando gli Oggetti Diventano Ponte
Il romanzo esplora il legame profondo tra persone e oggetti, trasformando ogni cimelio in custode di storie vissute. Non è nostalgia fine a se stessa, ma riflessione su come gli oggetti accompagnino le nostre esistenze, diventando testimoni silenziosi di amori, perdite, trasformazioni.
I lettori descrivono una "prosa d'altri tempi, garbata" che crea atmosfere sospese tra realtà e fiaba. Maria costruisce un universo narrativo dove il paranormale diventa normale, dove ogni cosa conserva l'eco dell'amore ricevuto.
Maria, leggendo di Ecate e della sua agenzia funebre per oggetti, ho pensato immediatamente al mondo di Lady Nostalgia, dove francobolli vintage diventano gioielli carichi di storia. Come nasce in te questa capacità di vedere negli oggetti del passato delle vere e proprie anime narranti?
Cara Noemi, con la tua passione visionaria per i francobolli e la bellezza d’altri tempi ci intendiamo! Condividiamo il fascino verso un vecchio oggetto, soprattutto se, proprio come il francobollo su di una cartolina, porta con sé i segni di un viaggio, di una storia invisibile raccontata tra le parole di una lettera o tra i granelli di polvere in una misteriosa bottega di antichità. Fin da bambina, probabilmente influenzata dalla passione di mia madre per l’antiquariato, mi sono sentita attratta dalle vecchie cose e dalla loro estetica di un altro tempo, anche perché immaginavo per loro racconti e fiabe ambientate nelle case e tra le persone che, decenni addietro, le avevano ospitate. La responsabilità di questa mia fascinazione appartiene anche ad un vecchio film ispirato al mondo di L. Frank Baum, “Nel fantastico mondo di Oz” del 1985, per via di una scena in cui Dorothy cerca, tra vecchi e stravaganti oggetti, quello nel quale è stata imprigionata l’anima del suo amico spaventapasseri che attende di essere riportato in vita. Da quel momento della mia infanzia, ho sempre immaginato che i negozietti dell’usato fossero come piccoli musei di anime nascoste, e ancora oggi custodisco segretamente la stessa fiabesca convinzione!
Ecate ha un rapporto molto intenso con gli oggetti del passato, quasi più facile dei suoi rapporti umani. Pensi che nella nostra epoca digitale stiamo perdendo questa capacità di creare legami emotivi con le "cose"?
Credo che il legame con le cose sia diventato, in verità, più forte e ostinato. Amiamo accumulare, possedere, maneggiare, ostentare, forse anche sfruttare gli oggetti per riempire dei grandi vuoti interiori, ed in questo vedo molta emotività, ma poco elaborata psicologicamente. Non credo vi sia un male in tutto ciò, trovo che sia semplicemente un percorso umano. Nel collezionismo stesso permane sempre un aspetto un po’ feticistico e compulsivo. Penso però che sia diventato raro, appunto, quel legame emotivo, di affetto e commozione verso le testimonianze di altre epoche (a favore di un consumo veloce ed anaffettivo degli oggetti moderni), inteso anche come curiosità benevola, volontà di scoprire le storie che un oggetto porta con sé, vale a dire le storie delle persone che un tempo l’hanno custodito con cura, l’hanno amato, gli hanno affidato una memoria personale importante. La prima cosa che mi chiedo, quando mi innamoro di un vecchio oggetto e decido di aggiungerlo alle mie collezioni, è: chissà a chi è appartenuto un tempo, chissà chi eri, antico proprietario, cosa sognavi, cosa pensavi!
3Nel romanzo descrivi gli oggetti come portatori di "fedeli fantasmi". Credi davvero che certi oggetti antichi custodiscano le emozioni e i ricordi di chi li ha posseduti?
Sì, ci credo moltissimo! La mia convinzione è un po’ ingenua e magica, ma mi spiega perché spesso io mi senta chiamata da oggetti particolari: mi capita di soffermarmi su soprammobili, libri o monili d’epoca, anche senza un particolare motivo o gusto personale, come se qualcosa mi legasse affettivamente a quella superficie. Questa “chiamata” non mi ha mai delusa: di frequente ho scovato, in questo modo inconsueto, storie alle quali poi mi sono appassionata, specialmente nel caso di vecchie dediche e firme, su libri o vecchi diari, dalle quali sono riuscita a ricostruire vicende personali che mi hanno emotivamente coinvolta. Di questa caccia al tesoro tra fili invisibili ho fatto un romanzo!
Ecate trasforma la sua "cleptomania" in un atto d'amore verso le storie altrui. Nel mio lavoro, do nuova vita a francobolli dimenticati trasformandoli in gioielli. Qual è secondo te il confine tra conservazione e trasformazione del passato?
Penso che la conservazione sia sempre, al tempo stesso, un atto trasformativo. Ogni piccolo oggetto di un tempo passato, una volta ereditato da nuove mani, assume una nuova vita e funzione, entra a far parte di una nuova storia. Nulla si distrugge mai del tutto, ma ogni cosa si trasforma e, per questo, diviene potenzialmente immortale. Credo che questo valga anche per gli oggetti antichi che, pur mantenendo la propria forma inalterata, trovano una nuova casa e si lasciano mescolare con gli elementi del nostro presente, diventando parte integrante di una nuova epoca e, un giorno, di un tempo futuro!
I titoli dei capitoli richiamano il linguaggio musicale - tuo padre è tenore. Quanto la musica influenza il tuo modo di costruire una narrazione?
Nella mia vita, la musica è tutto! La musica è sempre stata la mia grande passione, e non ho mai dovuto né voluto scegliere se porla al primo o al secondo posto, in competizione con la scrittura. Leggere e scrivere per me sono pura musicalità. Per questo forse, prima ancora della prosa, nel mio cuore è entrata la poesia, e vi è rimasta. Quando scrivo sono felicemente ossessionata dalla musicalità delle parole, rileggo e riscrivo ogni frase fino a quando non assume una sua forma di armonia, e poiché ho respirato musica classica in casa fin da bambina, per poi dedicarmi al canto leggero da adulta, ne “Il talento soave” ho voluto omaggiare sia la mia famiglia sia la mia stessa passione con un riferimento ai tempi musicali, come se il romanzo stesso fosse una sorta di libretto d’opera, con un proprio ritmo e una sua melodia.
Sofia, il fantasma scrittrice, rappresenta le storie incompiute. Hai mai temuto di non riuscire a portare a termine "Il talento soave" dopo averlo lasciato nel cassetto per anni?
Sì, questo romanzo ha assistito a molti momenti di timore, insicurezza, sfiducia e distruttività. Spesso l’ho rinchiuso in un cassetto, incompiuto, proprio come l’anima dello spaventapasseri, rifiutandomi di proseguire, sentendomi poco all’altezza del progetto, spaventata dalle ambizioni letterarie, che sentivo piuttosto distanti dalla mia natura molto riservata, e dal potenziale giudizio negativo dei lettori ai quali sentivo che avrei affidato, volente o nolente, una parte della mia anima. Questa burrascosa storia d’amore e sfacelo con “Il talento soave” è andata avanti per dieci anni, fino a quando non ho sentito la chiamata di un finale inatteso, che non avevo preventivato di scrivere ma che, pian piano, si è scritto da solo. Alla fine ho deciso di lanciarmi, e di lanciare la mia storia nel mondo, e di attendere con fiducia ciò che avrebbe potuto portare nella mia vita.
Parli molto di sincronicità e segni del destino. Quanto conta la casualità nella tua vita creativa e quanto invece la ricerca consapevole?
Sono una romantica, e ammetto di affidarmi molto al destino. Non tanto alla casualità, quanto alla sincronicità, un tema al quale sono molto legata. Non lascio mai da parte la ricerca consapevole e credo molto nel valore e nella responsabilità delle azioni, nella vita di una persona, ma il pensiero di un cosmo ancor più consapevole nel guidare alcuni piccoli eventi e piccoli segni nella mia direzione è come la luce sottile di un faro dalla quale non posso distaccarmi, perché mi fornisce la fiducia in un futuro, mi dona la spinta a compiere scelte ascoltando l’intuito, mi regala ogni tanto anche il permesso di affidarmi alla mia parte più impulsiva, a lasciarmi andare con maggiore leggerezza verso il corso degli eventi. La reputo una sorta di piccola autoterapia della mia personalità molto riflessiva e, per questo, spesso, troppo legata al controllo.
Ecate passa dall'isolamento alla ricerca di connessioni umane autentiche. È un percorso che hai vissuto anche tu attraverso la scrittura?
Esattamente, ma senza averlo preventivato. La fiaba moderna di Ecate è nata come una storia da raccontare, eppure in alcuni aspetti è stata lei a raccontare della sua autrice. Affidarmi all’istinto e lasciare che questo romanzo viaggiasse timidamente nel mondo mi ha aperto delle porte inattese, mi ha permesso il contatto con lettori sensibili che lentamente si sono trasformati in amici, e persino con altri scrittori emergenti che sono diventati, per me che sono sempre stata piuttosto timida, dei veri e propri punti di affettuoso riferimento: sto imparando a confrontarmi sulla scrittura, a condividere idee e progetti, accogliendo al tempo stesso quelli degli altri, ed oggi a distanza di un anno dalla pubblicazione de “Il talento soave” posso dire che, con mia sorpresa, questa stanza della mia vita è cambiata, si è arricchita di persone che oggi definisco molto care al mio cuore, e so che è stato il mio stesso romanzo a trovarle ed a condurle fino a me.
Stai già lavorando a un nuovo romanzo con una protagonista "differente da Ecate". Puoi anticiparci qualche tratto di questo nuovo personaggio?
Certo! Da qualche mese sto facendo conoscenza con la mia nuova protagonista. Si tratta di una giovane donna dal carattere spinoso e non mi ha ancora aperto del tutto le porte del suo cuore, per farlo richiede che anche la scrittrice, a sua volta, spalanchi i portoni del suo, e per lei sarò disposta, pian piano, a farlo. So già, però, che si tratta di un personaggio narrante che porta con sé i segni di molti antichi conflitti con i quali fare i conti, dall’anima apparentemente spigolosa, i modi talvolta rabbiosi, ma che ricerca una propria dimensione di tenerezza, felicità e catarsi. Sarà accompagnata da altri volti femminili, ispirati alla mitologia, alla letteratura antica, agli elementi della natura.
Per concludere, se dovessi scegliere un oggetto vintage che rappresenti l'essenza del tuo "talento soave", quale sceglieresti e perché?
Mi è difficile sceglierne uno solo, in quanto collezionista molto eclettica, ma potrei affidarmi ad una cartolina antica: perché è sottile, leggera, un po’ timida, poco invadente, forse ama nascondersi tra le pagine dei vecchi libri dalle quali fare capolino a sorpresa, ma al tempo stesso porta su di sé una storia, una trama, un messaggio, una memoria preziosa e resistente al tempo, e contemporaneamente, come nel caso delle belle cartoline d’amore con le fotografie delle giovani innamorate, in viaggio verso i fidanzati lontani, anche un volto, uno sguardo del quale immaginare una voce, delle movenze, una personalità e una storia. Che magari, un giorno, diventerà un nuovo romanzo.
Grazie, Maria, per aver aperto le porte dell'Agenzia Logorio & Lacerazione e per averci mostrato come la scrittura possa trasformare il collezionismo in filosofia, la nostalgia in strumento di comprensione.
Tra le pagine de "Il talento soave" riconosciamo una verità che i lettori di Lady Nostalgia conoscono bene: gli oggetti del passato non sono semplici cose, ma custodi di vite vissute, ponti tra generazioni, testimoni di amori che meritano di essere onorati.
Il tuo romanzo è disponibile su Youcanprint, Amazon, e nei principali store online. Per chi vuole scoprire il mondo di Ecate e seguire il tuo percorso letterario, può trovarti su [inserire social/contatti].
E per il nuovo romanzo in arrivo con quella protagonista "dal carattere spinoso"? Siamo già in attesa. Che i tuoi fantasmi fedeli continuino a guidarti verso storie che sanno parlare al cuore.